Tra “formale” e “pittoresco”: il giardino Rizzardi a Pojega di Negrar

Arturo Sandrini

Abstract


Il giardino di villa Rizzardi a Pojega a Negrar rappresenta un’importante testimonianza di giardino storico, rimasto sostanzialmente intatto nella conformazione dalla sua creazione (1783-1796), voluta da Antonio Rizzardi e documentata dettagliatamente dal progetto dell’architetto Luigi Trezza, esteso su una superficie di più di cinque ettari. Il giardino di Poiega rappresenta una tardiva espressione di giardino formale all’italiana, con i viali di siepi di alloro, bosso e carpino culminanti nel cosiddetto “teatro di verzura”, ma dove sono inserite alcune concessioni all’allora emergente gusto “romantico”, con il prato erboso che delimita il boschetto di querce al cui interno è collocato un tempietto custodito da belve esotiche. Si tratta di un bipolarismo dove pittoresco e impianto geometrico si valorizzano a vicenda e che sembra anticipare o mostrare una singolare coincidenza con le proposte di Ippolito Pindemonte contenute nella sua Dissertazione del 1792 e che avrebbero aperto il “dibattito” sul giardino “all’inglese” in area veneta, indicano nella soluzione “mista”, ancora legata all’idea di natura “disciplinata” dalla mano esperta dell’uomo, la via da seguire per “salvaguardare” la tradizione italica.


Parole chiave


Giardino di Poiega; Villa Rizzardi; Antonio Rizzardi; Gaetano Trezza; Ippolito Pindemonte; Giardino all’Italiana; Giardino informale

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