La carta lapidaria del campanile di Negrar (1166)

Andrea Brugnoli, Francesco Cortellazzo

Abstract


Sul campanile della pieve di San Martino di Negrar è incisa una lunghissima iscrizione a testimonianza di un complesso negozio giuridico stipulato tra il 3 maggio e il 6 giugno del 1166 con il quale l’arciprete e il clero della pieve riscattarono un censo annuale dovuto ad alcuni cittadini veronesi, i quali a loro volta lo detenevano in feudo dal Vescovado. Si fornisce l’edizione critica dell’epigrafe che viene inquadrata paleograficamente nella capitale romanica. Si ipotizza che questa trasposizione, pur riportando probabilmente il documento notarile originario nella sua quasi integrità, non si proponesse il raggiungimento di scopi giuridici, cioè che vi si potesse essere riconosciuto un carattere dispositivo, quanto semmai che l’operazione di monumentalizzazione avesse un’accezione più prossima a quella probatoria del breve, ma solo per la valenza di pubblicità data in questo modo agli atti, con preminente valore di memoria sociale.


Parole chiave


Epigrafia medievale; Carta lapidaria

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