La cripta per i Caduti fascisti sotto la chiesa dei Santi Siro e Libera al Teatro Romano di Verona
Abstract
Fra le vicende poco note della Verona del Novecento, vi fu la proposta di realizzare un monumento da dedicare alla memoria dei «Caduti in guerra e ai martiri della Rivoluzione fascista». La prima ipotesi del 1931 riguardò il tempietto del Lazzaretto di Verona, che avrebbe dovuto essere trasferito a Porta Nuova, nel Parco della Rimembranza ma, nonostante le insistenze di Antonio Avena, non fu approvata dal Ministero dell’Educazione Nazionale. Nel 1934 la Federazione dei Fasci di combattimento insieme al podestà Giuseppe Frediani sostenne l’iniziativa di realizzare una cripta dedicata ai «martiri fascisti» sotto la chiesa dei Santi Siro e Libera al Teatro Romano. Lo studio progettuale, assegnato ad Antonio Avena e all’ingegner Enrico Cavallini, venne accolto con favore dal Soprintendente alle Antichità del Veneto, Ugo Antonielli, ma fu poi respinto dal Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti. Nel 1936, in seguito a un periodo di copiose piogge, una frana travolse parte del colle di San Pietro e investì la porzione orientale del teatro; i successivi lavori di messa in sicurezza e sistemazione del teatro e dei suoi reperti archeologici non previdero più, di fatto, la realizzazione della cripta, il cui progetto si arenò. L’indagine archivistica ha consentito la ricostruzione di una vicenda poco nota che avrebbe potuto compromettere la chiesa dei Santi Siro e Libera al Teatro Romano.
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